lunedì 1 marzo 2010

Patrizio (di Fiordistella)

Quand'ero piccola, abitavo a Voghera, in strada Torrazza Coste.



Oltre il cancello di casa mia, e al di là della via che ci divideva, c'era una stradina che conduceva ad una piccola borgata, chiamata Casa Tossa. Gli abitanti saranno stati una ventina in tutto e, fra essi, c'era Patrizio. Patrizio aveva la mia età e, dunque, non superava i quattro anni. Era bruno, occhi scuri, esilino, erre moscia. Anch'io avevo quattro anni, ed ero bionda, occhi azzurri, robustina, erre moscia.Ero sempre appiccicata al cancello poiché, non avendo, allora, fratelli o sorelle con cui malmenarmi, dovevo pur passare il tempo, e Mustafà, a volte, aveva altro da fare. Guardavo passare le rare macchine, salutavo le donne che pedalavano frettolose, e aspettavo Patrizio. Lo aspettavo ogni giorno, dal mattino in cui, giunto con la mamma al termine della sua stradina, e incurante delle eventuali automobili che si fossero trovate a passare sulla strada che ci divideva, si fiondò contro il mio cancello e buttò in cortile una manciata di caramelle mezzo scartocciate. Io stavo mangiando pane e marmellata e interpretai il gesto come un atto di aggressione: le raccolsi e gliele rilanciai, urlando qualcosa di poco carino. Lui fece una faccetta sconsolata e si girò per andarsene. Allora compresi le nobili intenzioni e lo richiamai per ringraziarlo. Ho sempre odiato i lunghi discorsi e, a quattro anni, non si è certo abili oratori. Dunque, mi sembrò più sbrigativo prenderlo per il collo, attraverso le sbarre di ferro del cancello, e sbaciucchiarlo sulla faccia. Non prima di aver addentato un altro morso di pane. Così, anche lui poté apprezzare la marmellata di albicocche della nonna. Da allora, ci vedemmo e ci baciammo ogni giorno, per tutta l'estate. Un giorno di settembre, in pieno periodo di vendemmia, una donna che andava in bicicletta verso le colline dell'Oltrepò a raccogliere l'uva, rallentò di fronte a noi due che ci stavamo baciando attraverso il cancello ed esclamò: " Oh! Varda lì, i murusei! ( Oh! Guarda lì, i fidanzatini!)". E lo disse con una tale malizia nella voce da farci vergognare come ladri. Io corsi in casa e Patrizio rimase in piedi, oltre il cancello, con la sua mamma, per una manciata di secondi. Poi tornò a casa e, da quel giorno, non ci baciammo più. Ci vedevamo, parlottavamo, ci scambiavamo regalini attraverso il cancello. Ma non ci baciammo più. Dopo un paio di mesi, Patrizio traslocò. E non lo vidi più.

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